Traumatizzazione precoce


a cura di Dott.ssa Lucia Andriolo – Psicologa Psicoterapeuta Terapeuta EMDR II Liv.


La traumatizzazione precoce appartiene alle Esperienze Sfavorevoli
Infantili (ESI o ACE: Adverse Childhood Experiences).
Con “traumatizzazione precoce” ci si riferisce a condizioni di abuso fisico/
emozionale, maltrattamento, violenze e trascuratezze.
Bowlby intende il “trauma” ogni fenomeno che il bambino sperimenta
come minaccia di interruzione dell’attaccamento.
Nello studio noto come “Vite nel tempo” si osserva la correlazione tra
traumi precoci, in particolare abuso fisico perpetrato da genitori, ed esiti
futuri.
I bambini abusati fisicamente dai genitori, anche
dopo essere cresciuti, continuano a vivere
svariate forme di sofferenza e problemi nel
fronteggiare le difficoltà esterne.

Confrontando gli esiti a 30 anni di un gruppo di bambini abusati con uno di
bambini non abusati il primo gruppo presentava diagnosi psichiatriche:
distimia, depressione maggiore, abuso di alcol, disturbo di personalità
narcisistica, somatizzazioni, disturbi d’ansia e incidenti con danni fisici.
L’anamnesi di questi pazienti suggerirebbe che l’abuso infantile subito
passivamente viene trasformato in tentativi di padroneggiamento attivo
dell’esperienza di abuso fisico con la speranza di sopravvivere ad esso,
richiamando la nota “coazione a ripetere”.
Inoltre, le diagnosi psichiatriche sarebbero accompagnate da modalità di
difesa emozionale molto immature.
In un’altro studio “Minnesota” vennero seguiti i bambini di 180 madri
povere e primipare; il 40 % di queste madri, che era stato abusato da
bambina, ora manifestava atteggiamenti di maltrattamento verso i figli; un
30 % di queste donne abusate in età infantile forniva cure ambivalenti, e
solo un altro 30 % di queste madri, sempre abusate da bambini, forniva
cure adeguate. Tra le madri che avevano riferito di aver ricevuto cure
genitoriali affettuose e supportive, tutte tranne una fornirono cure adeguate
ai figli.
I bambini di queste madri, vittime di abuso anche
loro, mostrarono livelli inferiori di stabilità ed
entusiasmo e maggiori livelli di disattenzione e
affettività negativa.
Tutti i bambini maltrattati manifestarono maggiori
livelli di rabbia, frustrazione e non compliance in
confronto ai bambini che ricevettero cure
supportive.

Il 90 % di questi bambini, a 17 anni, soddisfaceva almeno una diagnosi
psichiatrica; la gravità dell’abuso fisico e della trascuratezza erano correlate
statisticamente in modo significativo con i problemi comportamentali;
mentre gli adolescenti che presentavano condizioni buone vantavano una
storia infantile di presenza di supporto e di capacità personali, un caregiver
alternativo disponibile, una buona scuola e un ambiente domestico
organizzato.
Concludendo si può affermare che l’abuso
infantile [fisico, emozionale, trascuratezza] porta
ad un basso funzionamento psicologico e sociale
e in età adulta conducendo a diagnosi
psichiatriche: depressione, ansia ecc.

I bambini con due o più esperienze traumatiche hanno mostrato un livello
di funzionamento grandemente ridotto. Ciò rimanda alla concezione di
“trauma” proposta da Bowlby:
ogni fenomeno che il bambino sperimenta come
minaccia di interruzione dell’attaccamento in
modo significativo.

Questa sofferenza può talvolta non essere evidente o raggiungere soglie di
significatività nei test, ma influenza negativamente lo sviluppo e la vita
emozionale del bambino prima e dell’adulto poi.
Tra i fattori migliorativi si osservano: caregiver alternativi emozionalmente
supportivi, psicoterapia per almeno 6 mesi, da adulti un partner supportivo.


Bibliografia:
R. A. Lanius, E. Vermetten, C. Pain: “L’impatto del trauma infantile sulla salute
e sulla malattia. L’epidemia nascosta”, Ed. Giovanni Fioriti, 2012, Roma
G. Liotti, B. Farina “Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della
dimensione dissociativa”, Raffaello Cortina Editore, 2011, Milano.